Botín recolonización
imperialista, redivisión territorial y… sobre todo el “Petróleo”
Esta es una entrada de Proletari Comunisti, blog
del partido comunista maoísta de Italia, por medio de la cual reproducen un artículo
periodístico del cual hacen una crítica presentación política: “ Este es el
contenido detallado del diario del imperialismo italiano, el Sole 24 Ore de ayer, que "dice la verdad" preocupado
que los demás países imperialistas puedan tener una mayor tajada de
Libia. "La gran partición de Libia: un recuento de al menos 130
millones de dólares " es el título.
LUNEDÌ 7 MARZO 2016
pc
7 marzo - GUERRA IN LIBIA: I paesi imperialisti – ITALIA, FRANCIA, GRAN
BRETAGNA, USA… - si dividono il bottino della guerra, “almeno 130 miliardi”
È questo il contenuto dettagliato
dell’articolo del giornale dell’imperialismo italiano, il Sole 24 Ore di ieri,
che “dice la verità” preoccupato che gli altri paesi imperialisti possano avere
una fetta più grande della Libia. “La grande spartizione della Libia:
un bottino da almeno 130 miliardi” è il titolo.
E ci ricorda che domani Renzi e
Hollande “si incontreranno … al palazzo Ducale di Venezia” e “guardandosi negli
occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in
Libia?” Il giornalista ha voglia di scherzare, dato che Renzi e Hollande sanno
benissimo perché fanno la guerra in Libia, ma anche in altre parti del mondo!
Vediamo però dove ci porta il suo ragionamento. “La risposta più ovvia - il
Califfato - è quella di comodo.”, dice. Quindi l’obbiettivo di questa guerra
non è la “guerra al terrorismo” che questa volta veste i panni dell’Isis e che
in questa “analisi” passa addirittura all’ultimo posto!
“La guerra di Libia è partita nel
2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la
fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro
l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici
ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma
è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa
nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.”
L’esito non poteva essere la
“democrazia” visto che non è per questo che gli imperialisti fanno la guerra,
anzi. E veniamo al dunque: il bottino. “La guerra è in realtà un regolamento
di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli
libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e
concorrenti per l’export di petrolio.”
Il giornalista chiama regolamento di
conti la guerra tra potenze imperialiste per la spartizione del mondo con le
sue materie prime! E infatti, continua: “Qui si possono liberare alcune delle più
importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei
consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle
compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla
Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando
tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finiree, se
possibile, con il nostro contributo militare.”
Il giornalista soffre per il proprio
imperialismo e attacca, e se la prende con gli Stati Uniti: “Per loro, anche se
l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando
risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così
naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa
azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John
Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia,
sottolinea la nostra irrilevanza.”
L’imperialismo italiano sarà
“irrilevante” come pensa il pennivendolo ma “La Libia è un bottino da 130
miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico
Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza,
tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la
produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano
libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane,
Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace
al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella
City. Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica - dove peraltro ci sono
consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi - gli inglesi hanno da difendere
l’asset finanziario dei petrodollari.”
Come si vede ogni paese imperialista
ha i suoi motivi ben fondati per tenere gli artigli ben piantati sul suolo
libico. Perfino i russi e l’Egitto…! “Anche i russi, estromessi nel 2011 perché
contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso
l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla
Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla
stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu
allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti
gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.”
Ed ecco la spartizione: “Il bottino
libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da
un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà
della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan,
della Gran Bretagnaquello della Cirenaica, tenendo a
bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello
della Tripolitania. Agli americani la supervisione
strategica.”
E la parte finale dell’articolo
riepiloga gli interessi in campo di questa “guerra mondiale in piccolo”, come
qualcuno ha chiamato quella in Siria, dei paesi imperialisti e dei loro lacchè,
usando però parole piene di comprensione e di “democrazia” per le vite dei
libici e di tante altre vite che purtroppo per loro si trovano ad abitare sul
petrolio! “Rivelando” i motivi urgenti dell’attacco della Francia nel 2011, e
cioè la necessità di mantenere le proprie “colonie” che sono l’altra faccia
della medaglia dell’imperialismo.
“Ai libici, divisi e frammentati,
messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non
piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per
spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire
sotto tutela. E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze
arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le
loro fazioni favorite:l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar,
il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a
Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore
dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che
dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella
Sirte.”
“La lotta al Califfato è solo un
aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si
infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi
occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio
quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure
farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary
Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che
Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con
un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese
indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a
Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la
Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti
amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.”
Aquí de seguido su traducción aproximada al
castellano bajo responsabilidad de Quibian Gaytan
Esta es una entrada de Proletari Comunisti, blog
del partido comunista maoísta de Italia, por medio de la cual reproducen un artículo
periodístico del cual hacen una crítica presentación política: “ Este es el
contenido detallado del diario del imperialismo italiano, el Sole 24 Ore de ayer, que "dice la verdad" preocupado
que los demás países imperialistas puedan tener una mayor tajada de
Libia. "La gran partición de Libia: un recuento de al menos 130
millones de dólares " es el título.
LUNEDÌ 7 MARZO 2016
pc
7 marzo - GUERRA IN LIBIA: I paesi imperialisti – ITALIA, FRANCIA, GRAN
BRETAGNA, USA… - si dividono il bottino della guerra, “almeno 130 miliardi”
È questo il contenuto dettagliato
dell’articolo del giornale dell’imperialismo italiano, il Sole 24 Ore di ieri,
che “dice la verità” preoccupato che gli altri paesi imperialisti possano avere
una fetta più grande della Libia. “La grande spartizione della Libia:
un bottino da almeno 130 miliardi” è il titolo.
E ci ricorda che domani Renzi e
Hollande “si incontreranno … al palazzo Ducale di Venezia” e “guardandosi negli
occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in
Libia?” Il giornalista ha voglia di scherzare, dato che Renzi e Hollande sanno
benissimo perché fanno la guerra in Libia, ma anche in altre parti del mondo!
Vediamo però dove ci porta il suo ragionamento. “La risposta più ovvia - il
Califfato - è quella di comodo.”, dice. Quindi l’obbiettivo di questa guerra
non è la “guerra al terrorismo” che questa volta veste i panni dell’Isis e che
in questa “analisi” passa addirittura all’ultimo posto!
“La guerra di Libia è partita nel
2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la
fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro
l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici
ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma
è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa
nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.”
L’esito non poteva essere la
“democrazia” visto che non è per questo che gli imperialisti fanno la guerra,
anzi. E veniamo al dunque: il bottino. “La guerra è in realtà un regolamento
di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli
libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e
concorrenti per l’export di petrolio.”
Il giornalista chiama regolamento di
conti la guerra tra potenze imperialiste per la spartizione del mondo con le
sue materie prime! E infatti, continua: “Qui si possono liberare alcune delle più
importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei
consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle
compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla
Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando
tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finiree, se
possibile, con il nostro contributo militare.”
Il giornalista soffre per il proprio
imperialismo e attacca, e se la prende con gli Stati Uniti: “Per loro, anche se
l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando
risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così
naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa
azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John
Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia,
sottolinea la nostra irrilevanza.”
L’imperialismo italiano sarà
“irrilevante” come pensa il pennivendolo ma “La Libia è un bottino da 130
miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico
Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza,
tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la
produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano
libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane,
Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace
al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella
City. Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica - dove peraltro ci sono
consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi - gli inglesi hanno da difendere
l’asset finanziario dei petrodollari.”
Come si vede ogni paese imperialista
ha i suoi motivi ben fondati per tenere gli artigli ben piantati sul suolo
libico. Perfino i russi e l’Egitto…! “Anche i russi, estromessi nel 2011 perché
contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso
l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla
Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla
stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu
allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti
gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.”
Ed ecco la spartizione: “Il bottino
libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da
un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà
della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan,
della Gran Bretagnaquello della Cirenaica, tenendo a
bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello
della Tripolitania. Agli americani la supervisione
strategica.”
E la parte finale dell’articolo
riepiloga gli interessi in campo di questa “guerra mondiale in piccolo”, come
qualcuno ha chiamato quella in Siria, dei paesi imperialisti e dei loro lacchè,
usando però parole piene di comprensione e di “democrazia” per le vite dei
libici e di tante altre vite che purtroppo per loro si trovano ad abitare sul
petrolio! “Rivelando” i motivi urgenti dell’attacco della Francia nel 2011, e
cioè la necessità di mantenere le proprie “colonie” che sono l’altra faccia
della medaglia dell’imperialismo.
“Ai libici, divisi e frammentati,
messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non
piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per
spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire
sotto tutela. E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze
arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le
loro fazioni favorite:l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar,
il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a
Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore
dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che
dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella
Sirte.”
“La lotta al Califfato è solo un
aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si
infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi
occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio
quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure
farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary
Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che
Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con
un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese
indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a
Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la
Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti
amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.”
Aquí de seguido su traducción aproximada al
castellano bajo responsabilidad de Quibian Gaytan
SEGUNDA GUERRA DE AGRESIÓN
IMPERIALISTA EN LIBIA:
Botín recolonización
imperialista, redivisión territorial y… sobre todo el “Petróleo”
Esta es una entrada de Proletari Comunisti, blog
del partido comunista maoísta de Italia, por medio de la cual reproducen un del
artículo periodístico del cual hacen una crítica presentación política: “ Este
es el contenido detallado del diario del imperialismo italiano, el Sole 24 Ore
de ayer, que "dice la verdad"
preocupado que los demás países imperialistas puedan tener una mayor tajada de
Libia. "La gran partición de Libia: un recuento de al menos 130 billones
de dólares " es el título.
Y nos recuerda que mañana Renzi y
Hollande "se reunirán... en el palacio Ducal en Venecia" y
"mirándose los ojo deberán hacerse una pregunta: ¿por qué razón hacemos la
guerra en Libia?" El periodista era una broma, ya que Renzi y Hollande
saben muy bien porque hacen la guerra en Libia, sino también en otras partes
del mundo! Pero veamos empero a dónde nos lleva su
razonamiento. "La respuesta más obvia – el Califato - es aquella
cómoda", dice. Así que el objetivo de esta guerra no es la
"guerra contra el terrorismo", esta vez viste el uniforme de Isis y
que en este "análisis" va más último lugar!
"La guerra de Libia comenzó
en 2011 con una intervención francesa, británica y estadounidense que
con el fin de Gadafi se convirtió en conflicto entre las tribus, las milicias y
dentro del Islam, que, sin embargo, siempre ha sido una guerra de
intereses geopolíticos y económicos. el objetivo no fue el
advenimiento de la democracia, sino se ha sintetizado en un dato: Libia
ocupó el primer lugar en el índice de desarrollo humano de África de las
Naciones Unidas, ahora es un estado fallido ".
El objetivo no podía ser la “democracia"
visto que no es por eso que los imperialistas hacen la guerra, por
cierto. Y llegamos al punto: el botín. "La guerra es en
realidad un ajuste de cuentas y una partición del pastel entre los actores
externos y los dos principales polos libios, Trípoli y Tobruk, que tiene dos
canales paralelos y que compiten por la exportación de petróleo. "
El periodista llama reglamentos de
cuentas la guerra entre potencias imperialistas por el reparto del mundo
con sus materias primas! Y en efecto, continúa: "Aquí se
puede liberar algunos de los recursos más importantes de África: 38% del
petróleo del continente, el 11% del consumo europeo. Es una cualidad
de petróleo crudo, de bajo costo, que es tentador para las empresas tiempos de
vacas flacas. En este momento para extraer los barriles y gas desde
Trípolitania está sólo la ENI: una posición, conquistado por maniobras,
entre las facciones y mercenarios, que a los ojos de nuestros aliados deben
terminar y, si es posible, con nuestra contribución militar".
El periodista sufre por el propio
imperialismo y ataca, y se la toma con los Estados Unidos: "Para ellos,
aun cuando Italia perdió en Libia 5 mil millones de pedidos, ya estamos
reservando recursos para una cuota virtual en barriles de oro negro. No es
así, por supuesto, pero "debe" ser así: ¿por qué esto el
embajador de Estados Unidos se atreve a pedirnos sin pudor 5 mil hombres . La
declaración de John Phillips, edulcorada con la promesa de un comando militar
para Italia, subraya nuestra irrelevancia".
El imperialismo italiano será
"irrelevante". Cómo piensa el (pennivendolo) pero "Libia es
un botín de $ 130 billones de inmediatos y de tres a cuatro veces tanto en el
caso de que un hipotético Estado libio, incluso confederal y dividido
por zonas de influencia , volviese a exportar como en los tiempos de
Gadafi. Se estima que la producción de petróleo se suman con las reservas
del banco central y el fondo soberano de Libia que se encuentra en Londres,
donde ha estudiado durante años el prisionero de Zintane, Seif el Islam, hijo
de Gadafi, una vez que un grado huésped de Buckingham Palace al igual de todos
los árabes que tienen el corazón en la Media Luna y City en el portafolio. Además
de BP y Shell en la Cirenaica - donde están consorcios franceses, americanos,
alemanes y chino - los británicos tienen que defender los activos financieros
de los petrodólares "
Como se puede ver todos los países
imperialistas tiene sus razones bien fundadas para mantener las garras
firmemente plantadas en suelo libio. Por último los rusos y Egipto
...! "Incluso los rusos, expulsados en 2011 por su oposición a los bombardeos,
que quieren tener algo que decir: lo hacen a través de Egipto del general Al
Sisi al que venden armas a todo viento junto con Francia. Al Sisi
considera Cirenaica una provincia histórica de Egipto, el del rey Faruk que la
reclamaba en 1943 en Churchill: "No me resulta", fue entonces la seca
respuesta del entonces primer ministro británico. Sin embargo, hay algo
para todos los apetitos: esto es el encanto oscuro de la guerra Libia".
Y esto es la repartición: "El
botín libio, en el único plan existente, debe volver a los mercados, acompañado
de un sistema de seguridad regional, haciendo caso omiso de Túnez y Argelia,
hará de Francia el guardián del Sahel en el Fezzan,
de la Gran Bretaña aquel de la Cirenaica, manteniendo a
raya las ambiciones de Egipto, y de Italia aquel de la de Tripolitania. A
los estadounidenses la supervisión estratégica".
Y la parte final del artículo resume
los intereses en el ámbito de esta "guerra mundial en la pequeño",
como alguno ha llamado el uno en Siria, aquella de los países imperialistas y
sus lacayos, pero utilizando palabras plenas de comprensión y de
"democracia" por la vida de los libios y de tantas otras vidas, que
por desgracia para ellos que habitan sobre el petróleo! "Revelando"
los motivos urgentes del ataque de Francia en 2011, o sea la necesidad de
mantener sus propias "colonias", que son la otra cara de la medalla
del imperialismo.
"A los libios, divididos y
fragmentados, metidos juntos en un simulacro de gobierno de “no unidad nacional
", el plan no le gustara porque han hecho la guerra contra Gadafi y entre
ello propio para repartirse el pastel energético sin extenderlo “cagnotte" a los extranjeros y terminar
bajo tutela. Y junto con los litigios Libios allí están las tramas de las
potencias árabes y musulmanas. Son "las bomberos incendiarios"
que patrocinan a sus facciones favoritas: Egipto maniobra al
general Khalifa Haftar, Qatar seduce con $ sonantes a los islamistas radicales en Trípoli, los Emiratos se han comprado al
ex mediador de la ONU, Bernardino León, para apoyar Tobruk; sin contar Turquía,
que de Siria ha enviado de vuelta a los yihadistas libios para hacer la guerra
santa en Sirte".
“La lucha contra el Califato è solo
un aspecto del conflicto, o más bien el
ISIS se ha insertado justo cuando se inflamaba la guerra por el
petróleo. Pero los intereses occidentales, enmascarados por
objetivos comunes, son divergentes desde el inicio cuando el Presidente
francés Nicolas Sarkozi atacó a Gadafi sin mediar siquiera una telefoneada. Hoy sabemos la retroescena. En un e-mail
enviado a Hillary Clinton y fechada el 2 de abril de 2011, el funcionario
Sidney Blumenthal revela que Gadafi intentaba sustituir el Franco Cfa. Utilizado en 14 excolonias, con
otra moneda panafricana. El objetivo era
hacer el África francesa independiente de París: las excolonias tiene el 65% de
las reservas depositadas en París. Después naturalmente estaba también el
petróleo de Cirenaica por la Total. Es
así que preparamos la guerra: en compañía de amigos fingidos-concurrentes-rivales
como hacia la República de los Dux”.
SEGUNDA GUERRA DE AGRESIÓN
IMPERIALISTA EN LIBIA:
Botín recolonización
imperialista, redivisión territorial y… sobre todo el “Petróleo”
Esta es una entrada de Proletari Comunisti, blog
del partido comunista maoísta de Italia, por medio de la cual reproducen un del
artículo periodístico del cual hacen una crítica presentación política: “ Este
es el contenido detallado del diario del imperialismo italiano, el Sole 24 Ore
de ayer, que "dice la verdad"
preocupado que los demás países imperialistas puedan tener una mayor tajada de
Libia. "La gran partición de Libia: un recuento de al menos 130 billones
de dólares " es el título.
Y nos recuerda que mañana Renzi y
Hollande "se reunirán... en el palacio Ducal en Venecia" y
"mirándose los ojo deberán hacerse una pregunta: ¿por qué razón hacemos la
guerra en Libia?" El periodista era una broma, ya que Renzi y Hollande
saben muy bien porque hacen la guerra en Libia, sino también en otras partes
del mundo! Pero veamos empero a dónde nos lleva su
razonamiento. "La respuesta más obvia – el Califato - es aquella
cómoda", dice. Así que el objetivo de esta guerra no es la
"guerra contra el terrorismo", esta vez viste el uniforme de Isis y
que en este "análisis" va más último lugar!
"La guerra de Libia comenzó
en 2011 con una intervención francesa, británica y estadounidense que
con el fin de Gadafi se convirtió en conflicto entre las tribus, las milicias y
dentro del Islam, que, sin embargo, siempre ha sido una guerra de
intereses geopolíticos y económicos. el objetivo no fue el
advenimiento de la democracia, sino se ha sintetizado en un dato: Libia
ocupó el primer lugar en el índice de desarrollo humano de África de las
Naciones Unidas, ahora es un estado fallido ".
El objetivo no podía ser la “democracia"
visto que no es por eso que los imperialistas hacen la guerra, por
cierto. Y llegamos al punto: el botín. "La guerra es en
realidad un ajuste de cuentas y una partición del pastel entre los actores
externos y los dos principales polos libios, Trípoli y Tobruk, que tiene dos
canales paralelos y que compiten por la exportación de petróleo. "
El periodista llama reglamentos de
cuentas la guerra entre potencias imperialistas por el reparto del mundo
con sus materias primas! Y en efecto, continúa: "Aquí se
puede liberar algunos de los recursos más importantes de África: 38% del
petróleo del continente, el 11% del consumo europeo. Es una cualidad
de petróleo crudo, de bajo costo, que es tentador para las empresas tiempos de
vacas flacas. En este momento para extraer los barriles y gas desde
Trípolitania está sólo la ENI: una posición, conquistado por maniobras,
entre las facciones y mercenarios, que a los ojos de nuestros aliados deben
terminar y, si es posible, con nuestra contribución militar".
El periodista sufre por el propio
imperialismo y ataca, y se la toma con los Estados Unidos: "Para ellos,
aun cuando Italia perdió en Libia 5 mil millones de pedidos, ya estamos
reservando recursos para una cuota virtual en barriles de oro negro. No es
así, por supuesto, pero "debe" ser así: ¿por qué esto el
embajador de Estados Unidos se atreve a pedirnos sin pudor 5 mil hombres . La
declaración de John Phillips, edulcorada con la promesa de un comando militar
para Italia, subraya nuestra irrelevancia".
El imperialismo italiano será
"irrelevante". Cómo piensa el (pennivendolo) pero "Libia es
un botín de $ 130 billones de inmediatos y de tres a cuatro veces tanto en el
caso de que un hipotético Estado libio, incluso confederal y dividido
por zonas de influencia , volviese a exportar como en los tiempos de
Gadafi. Se estima que la producción de petróleo se suman con las reservas
del banco central y el fondo soberano de Libia que se encuentra en Londres,
donde ha estudiado durante años el prisionero de Zintane, Seif el Islam, hijo
de Gadafi, una vez que un grado huésped de Buckingham Palace al igual de todos
los árabes que tienen el corazón en la Media Luna y City en el portafolio. Además
de BP y Shell en la Cirenaica - donde están consorcios franceses, americanos,
alemanes y chino - los británicos tienen que defender los activos financieros
de los petrodólares "
Como se puede ver todos los países
imperialistas tiene sus razones bien fundadas para mantener las garras
firmemente plantadas en suelo libio. Por último los rusos y Egipto
...! "Incluso los rusos, expulsados en 2011 por su oposición a los bombardeos,
que quieren tener algo que decir: lo hacen a través de Egipto del general Al
Sisi al que venden armas a todo viento junto con Francia. Al Sisi
considera Cirenaica una provincia histórica de Egipto, el del rey Faruk que la
reclamaba en 1943 en Churchill: "No me resulta", fue entonces la seca
respuesta del entonces primer ministro británico. Sin embargo, hay algo
para todos los apetitos: esto es el encanto oscuro de la guerra Libia".
Y esto es la repartición: "El
botín libio, en el único plan existente, debe volver a los mercados, acompañado
de un sistema de seguridad regional, haciendo caso omiso de Túnez y Argelia,
hará de Francia el guardián del Sahel en el Fezzan,
de la Gran Bretaña aquel de la Cirenaica, manteniendo a
raya las ambiciones de Egipto, y de Italia aquel de la de Tripolitania. A
los estadounidenses la supervisión estratégica".
Y la parte final del artículo resume
los intereses en el ámbito de esta "guerra mundial en la pequeño",
como alguno ha llamado el uno en Siria, aquella de los países imperialistas y
sus lacayos, pero utilizando palabras plenas de comprensión y de
"democracia" por la vida de los libios y de tantas otras vidas, que
por desgracia para ellos que habitan sobre el petróleo! "Revelando"
los motivos urgentes del ataque de Francia en 2011, o sea la necesidad de
mantener sus propias "colonias", que son la otra cara de la medalla
del imperialismo.
"A los libios, divididos y
fragmentados, metidos juntos en un simulacro de gobierno de “no unidad nacional
", el plan no le gustara porque han hecho la guerra contra Gadafi y entre
ello propio para repartirse el pastel energético sin extenderlo “cagnotte" a los extranjeros y terminar
bajo tutela. Y junto con los litigios Libios allí están las tramas de las
potencias árabes y musulmanas. Son "las bomberos incendiarios"
que patrocinan a sus facciones favoritas: Egipto maniobra al
general Khalifa Haftar, Qatar seduce con $ sonantes a los islamistas radicales en Trípoli, los Emiratos se han comprado al
ex mediador de la ONU, Bernardino León, para apoyar Tobruk; sin contar Turquía,
que de Siria ha enviado de vuelta a los yihadistas libios para hacer la guerra
santa en Sirte".
“La lucha contra el Califato è solo
un aspecto del conflicto, o más bien el
ISIS se ha insertado justo cuando se inflamaba la guerra por el
petróleo. Pero los intereses occidentales, enmascarados por
objetivos comunes, son divergentes desde el inicio cuando el Presidente
francés Nicolas Sarkozi atacó a Gadafi sin mediar siquiera una telefoneada. Hoy sabemos la retroescena. En un e-mail
enviado a Hillary Clinton y fechada el 2 de abril de 2011, el funcionario
Sidney Blumenthal revela que Gadafi intentaba sustituir el Franco Cfa. Utilizado en 14 excolonias, con
otra moneda panafricana. El objetivo era
hacer el África francesa independiente de París: las excolonias tiene el 65% de
las reservas depositadas en París. Después naturalmente estaba también el
petróleo de Cirenaica por la Total. Es
así que preparamos la guerra: en compañía de amigos fingidos-concurrentes-rivales
como hacia la República de los Dux”.
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